PARROCCHIA SAN GIULIANO - Stazzona
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Vanzonico
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Oratorio B.V. Maria Immacolata


Posta tra gli ordinati filari di rigogliosi vigneti -o almeno è stato così fino a pochi decenni or sono- in una incantevole posizione panoramica affacciata sull'alto bacino del Lario, dominato dall'imponente mole del monte Legnone e dall'imbocco della vicina Valtellina, con l'azzurro del cielo riflesso dalle acque del lago a fargli da sfondo, questa chiesetta quasi si confonde con le case dell' antica frazione di Vanzonico, la prima, tra quelle che formano il comune di Stazzona, ad incontrarsi risalendo la strada provinciale da Dongo verso Garzeno.

A farla erigere nel 1715, come recita il cartiglio in stucco posto sopra il portale, fu il signor Giovanni Mazza, agiato possidente della zona, con la funzione originale di cappella gentilizia ad uso della sua famiglia nella quale si annoverava, tra gli altri, anche un figlio sacerdote, il Reverendo Don Giuliano Mazza, (1724- 1794) viceparroco di Stazzona dal 1764 fino alla sua morte. Ovviamente, per i servizi del culto che vi si svolgevano, (nel 1731 per esempio vi si celebravano tre messe settimanali) era aperta anche alla popolazione locale. La famiglia e gli ospiti del Sig. Mazza e successivamente, quanti si sono avvicendati nel patronato, assistevano alle funzioni religiose in maniera comoda e privilegiata. dalla "tribuna" ricavata sopra il portico la quale, all'interno dell'oratorio, si apre nella parte alta della parete di fondo, con accesso diretto e riservato dal salone principale dell'abitazione. (Privilegio tuttora in esistenza)

 La costruzione fu aggiunta al lato nord della casa padronale, con la quale forma un corpo unico e dalla quale, ad un'occhiata superficiale e distratta, è quasi difficile distinguerla. A caratterizzare l'esterno sono oltre ai finestroni nella parte superiore dell'edificio, il minuscolo campanile, che a prima vista potrebbe essere confuso con un camino non fosse per l'altrettanto minuscola campanella che vi è appesa e la sacristia all'estremità, più bassa rispetto al resto del fabbricato. Il piccolo portico, ricavato nello spazio che separa la casa dalla chiesa ha al centro la grande porta principale di legno, è aperto su due lati corti ed offre al visitatore uno splendido panorama. Dal punto di vista decorativo, deve aver conosciuto tempi decisamente migliori. Lo si può ancora evincere dalle tracce dei dipinti e dai frammenti di stucchi che originariamente l'adornavano ed abbellivano Purtroppo, restando al portico, anche i più recenti restauri fatti eseguire da don Luciano Battistessa (1979-2000) negli anni '90 dello scorso secolo poco o nulla hanno potuto contro i danni accumulatisi in oltre un secolo di trascuratezza, se si eccettua il rifacimento della copertura voluta da don Vittorio Bianchi (1966-1979) una ventina di anni prima.

Molto meglio, per contro, appare l'interno, a cui si accede oltre che da quella frontale anche da una porta laterale a monte. Questo si presenta come una grande aula con alto soffitto a volta suddiviso in tre segmenti a crociera, è bene illuminata dalle sette finestrelle: tre per ogni parete laterale ed una al centro della lunetta del coro. Un gioiellino barocco, con un'ottima conservazione dei decori a stucco, eseguiti secondo lo stile allora predominante che ne ha ispirato il progetto, prevalentemente concentrati nella parte presbiterale adorna di cornicioni, capitelli e ghirlande coni due bei bassorilievi sulle pareti laterali rappresentanti "la Visitazione" a sinistra (lato del Vangelo) e, a destra, (lato dell'Epistola), "L'adorazione dei pastori," entrambi artisticamente racchiusi entro ricche e composite cornici. Sulla volta del coro l'ignoto ed esperto stuccatore ha realizzato tre medaglioni rotondi ponendo in quello centrale, più grande rispetto ai due laterali, il trionfo della Santissima Trinità, in quello di destra S. Giovanni Evangelista, ed in quello di sinistra S. Giovanni il Battista, certamente in onore dell'omonimo committente. Ai lati della finestra del presbiterio viene proposta, in altorilievo a stucco, la scena ricorrente in molte chiese, dell'Annunciazione di Maria. Alle spalle dell'altare di marmo policromo, di buona fattura, un elaborato lavoro di stucchi con angeli/cariatidi, angioletti, motivi floreali e cornicioni circonda la nicchia ove è esposta, dagli anni venti del '900, in sostituzione della precedente, - si dice fosse in condizioni alquanto miserevoli-, la statua della Beata Vergine Immacolata alla quale è dedicato l'oratorio. Sulla parete di fondo, ai lati dell'altare, si aprivano due porte per l'accesso alla sacristia, delle quali quella di sinistra è stata murata,. Due pregevoli balaustre in marmo policromo separano il presbiterio dalla navata che risulta, se confrontata con il coro, alquanto sobria con un cornicione al di sotto delle finestre che corre lungo le pareti, anche se non sono da trascurare i decori fitoformi sull'arco trionfale e sui due archi della navata ne tantomeno i putti in bassorilievo recanti dei cartigli e racchiusi entro una semplice cornice, sulle quattro lesene culminanti con dei capitelli compositi. Unica concessione all'arte pittorica sono le due anfore con composizioni floreali sulle parti rivolte verso la navata delle lesene dell'arco trionfale. Il pavimento, come d'uso in molte chiese da queste parti, è lastricato con pietre lisciate e squadrate. Al centro, davanti ai gradini che salgono al coro, la lapide che ricorda la data di costruzione seguita dalla dedica in latino: "1715 Joannes Mazza Sibi Subisque Paravit." Fintanto che l'oratorio fu sotto il patronato della famiglia Mazza non mancò mai, come si può ben desumere dalle note riportate negli atti delle visite pastorali del tempo, di cure, manutenzioni. e abbondanza di paramenti e "suppellettili."

Cure e manutenzioni che invece vennero meno quando nella seconda metà del XIX ° secolo la casa e con essa l'annesso oratorio vennero venduti, tanto che risultano frequenti i solleciti da parte della curia comense affinché si provvedesse in proposito sotto pena di interdizione dal celebrarvi. Finalmente il 1° marzo 1924 con un documento redatto dall'allora parroco Don Agostino Giovanettoni (1906-1950), i proprietari rinunciarono al patronato a favore della parrocchia che se ne assunse l'onere della cura con diversi interventi. Uno dei primi dev'essere stato il consolidamento del soffitto del portico, probabilmente pericolante, il che ha comportato la perdita definitiva del suo impianto originale ad iniziare dalla volta a crociera e di gran parte dei decori che vi si possono ancora scorgere in tracce. Degli altri lavori ne abbiamo già fatta citazione qui sopra e per completezza aggiungiamo che l'adeguamento alle nuove regole liturgiche come prescritto dal Concilio Vaticano II°, con conseguente spostamento della mensa dell'altare, è avvenuta nel 1995, in occasione dell'ultimo intervento. Proprio a questo risalgono le differenze cromatiche - rosa, grigio scuro, giallo ed azzurro - con le quali sono state ridipinte sia le pareti che il soffitto, in sostituzione del precedente bianco uniforme tipico dei lavori a stucco, tendenti a far risaltare, per contrasto, i decori e gli ornamenti.

Il culto nella chiesetta di Vanzonico, almeno da quando fu in possesso dell'ultimo proprietario, fu prevalentemente limitato alla solennità della festa della Madonna Immacolata, l'8 di dicembre, affettuosamente denominata dagli stazzonesi che da sempre vi accorrono numerosi e devoti, la festa della " Maduneta" . Un affettuoso vezzeggiativo rivolto alla Vergine Maria. Da pochi decenni tuttavia vi si svolge, per i devoti locali, la recita serale del S. Rosario nei mesi Mariani con la saltuaria celebrazione di Sante Messe. Altra innovazione che da qualche decennio, salvo sporadiche interruzioni, si è cercato d'introdurvi è la celebrazione della S. Messa solenne in occasione della festa per l'Assunzione della B.V.Maria, il 15 d'agosto.



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