PARROCCHIA SAN GIULIANO - Stazzona
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Vergosio
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Oratorio di S. Pasquale


Le descrizioni, anche quelle più antiche, amano collocare la chiesa di Vergosio nel mezzo di un bosco di ombrosi castagni, ai margini delle case abbandonate del luogo e nonostante lo scorrere del tempo, a tutt'oggi la descrizione è sempre valida, con l'oratorio che spicca tra il verde dell'erba e quello del fitto fogliame degli alberi che gli si stringono attorno, incluso, in un angolo del sagrato, il vecchio platano sopravvissuto ai tagli.

Stiamo parlando dell'oratorio dedicato a S.Gottardo, S.Rocco e S.Pasquale Baylon le cui origini si fanno risalire tra la fine del XV° secolo e l'inizio del XVI.° Certamente deve averne visti e vissuti tanti di avvenimenti nel corso della sua lunga esistenza, scarna di documentazioni ma ricca di tradizioni orali che ancora si tramandano. La più radicata di queste tradizioni lo voleva come centro del culto religioso, non già oratorio dunque ma chiesa, a disposizione degli abitanti di Vergosio, anticamente una frazione del comune di Stazzona, abitata in pianta stabile fino al sopraggiungere della famigerata pestilenza del 1630 allorché il morbo causò la morte di buona parte della popolazione che ci viveva ed il conseguente abbandono dei sopravvissuti del minuscolo borgo, ma non quello della chiesa alla quale non sono mai venuti meno la devozione, l'amore e la cura degli stazzonesi. Prima che il tracciato della nuova strada per i monti la andasse a lambire d'appresso consentendo di raggiungerla dal paese in pochi minuti d'auto, alla chiesetta ci si poteva arrivare camminando in salita per circa 30 minuti lungo una relativamente comoda strada acciottolata che portava direttamente sul sagrato antistante. Strada al momento un po' trascurata ma tuttora perfettamente praticabile da chiunque desiderasse concedersi una solitaria passeggiata tra il bosco, godendosi, nella bella stagione, la frescura all'ombra degli alberi.

Guardandola dall'esterno la prima cosa a balzare agli occhi, una volta raggiunto il ripiano erboso che la circonda, è lo spazioso portico annesso alla facciata, caratterizzato da tre archi frontali e quattro laterali sostenuti da colonne di granito e, al centro del soffitto con volta a crociera, da un medaglione dipinto da Giovanni Tagliaferri, raffigurante Dio Padre Onnipotente benedicente. A volerne l'erezione finanziando l'opera, furono, nel 1861 gli "Stazzonesi dimoranti in Inghilterra che nella fede cattolica si mantennero saldi, memori del dolce loco natio". Come ci ricorda una lapide. Un altro elemento subito notato è il campanile costruito sul fianco rivolto a valle del coro.

Le origini dell'edificio sacro risalgono al periodo a cavallo tra '500 e '600 allorché doveva apparire come una grande aula rettangolare con tetto a capanna, illuminata da un "occhio" nella parte superiore della facciata e con le finestre e la porta laterale sulla parete a lago. Al centro della facciata la porta principale affiancata da due finestrelle quadrate, chiuse da inferriate, ma sempre aperte si da consentire, in qualsiasi momento al devoto o al pellegrino che tuttora vi si reca, di gettare lo sguardo all'interno, magari accompagnandolo con una preghiera ispirata dal silenzio mistico che aleggia su questo luogo solitario. Col passare dei secoli ed in varie fasi, sono poi state fatte delle aggiunte quali: la cappella dedicata a S.Pasquale Baylon; il coro settecentesco con l'annessa sacristia, la minuscola casa parrocchiale -due stanze in tutto su due livelli, con finestrella che da all'interno del presbiterio-, il campanile - o almeno fu rimaneggiato quello precedente-, e la tribuna interna sopra l'entrata, un tempo riservata agli uomini ed alla quale si accedeva grazie ad una scala esterna rimovibile.

Tornando alla facciata non si possono ignorare i tre dipinti che la decorano: il tondo sopra il portale con raffigurati S. Giuseppe; S. Pietro; S. Lorenzo e S. Giuliano; -Gli omonimi degli offerenti del portico- opera ottocentesca del Tagliaferri da Pognana; un grande quadro sopra la finestrella di sinistra - per chi guarda - con la scena del Battesimo di Gesù visibilmente ritoccato dallo stesso Tagliaferri mentre sopra la finestrella di destra in un bel, seppur seriamente compromesso affresco cinquecentesco, compaiono la Vergine assisa su di un monumentale trono marmoreo a baldacchino col Bambino benedicente in piedi sul suo grembo e, alla loro sinistra, anch'esso nel gesto di benedire, S. Gottardo, uno dei santi cui è dedicato l'oratorio, in tutta la sua dignità episcopale. In quest'ultima pittura degli esperti vi intravvederebbero la mano di Stefano da Vergosio. Un artista, Stefano, nativo di Vergosio ed attivo a cavallo tra il XV° ed il XVI° secolo, ma in pratica rimasto ignoto e sconosciuto fino a non molti anni or sono. Entrambi le pitture sono purtroppo state compromesse dalla costruzione del portico che ne ha intaccato la parte superiore, e resi necessari dei "ritocchi" eseguiti dal Tagliaferri, comprese le cornici che le racchiudono e le rendono omogenee.

L'interno dell'oratorio si presenta a navata unica con l'alto soffitto a botte dovuto, presumibilmente, alla sostituzione settecentesca del tetto precedente, periodo in cui furono aggiunti il coro, in conformità ai dettami conciliari tridentini e la cappella, sul lato a lago, dedicata a S. Pasquale Baylon, molto sobriamente decorata da un affresco raffigurante il santo estasiato davanti all'Eucaristia, ad opera del Caracciolo da Vercana. Il coro prende luce dalle due finestre a vela della lunetta e si presenta alquanto spoglio con ampi spazi -le pareti laterali e la volta- vuoti, delimitati al loro interno, lungo il loro perimetro, da sobrie ghirlande fogliari. È da ritenere che la comprensibile mancanza di mezzi economici non abbia mai permesso di completarlo con delle appropriate opere artistiche come è ipotizzabile fosse nelle intenzioni dei sindaci della chiesa di fare eseguire. Solo la parete di fondo alle spalle dell'altare presenta una certa ricchezza di ornati a stucco policromo a partire dal " Dio Padre" collocato in alto, al centro della lunetta e posto entro un tondo di angioletti e nubi mentre allarga le braccia in un eloquente gesto di accoglimento. Più in basso si notano due nicchie laterali nelle quali sono esposte le statue realizzate a stucco e dipinte, dei patroni: S. Gottardo, a sinistra e S.Rocco, a destra, mentre al centro completa l'insieme la cornice che racchiude un affresco di autore ignoto, datato 1749, in cui vi è rappresentata, come recita il cartiglio sovrastante, la Madonna "Auxilium Christianorum" nell'atto di accogliere sotto il suo mantello i bisognosi ed i peccatori. Inginocchiati ai suoi piedi: S Gottardo e S. Rocco. Anche qui appare evidente la mano del Tagliaferri,- presenza del resto documentata nel 1862 dal vice parroco di Stazzona: don Carlo Crosta (1859-1881)-, nell'esecuzione sia delle greche che incorniciano la volta e le pareti laterali del coro così come per le parti dipinte ad evidenziare ed abbellire i sopra menzionati lavori a stucco. Il corpo centrale della chiesetta esprime e conserva l'originalità dell'edificio grazie soprattutto agli affreschi realizzati su entrambe le pareti laterali con frequenti richiami ai santi patroni cui è dedicata. Sulla parete di destra, tra le due finestre, due dipinti votivi: uno, il più antico, datato 1531 raffigura S. Gottardo benedicente in vesti episcopali liturgiche sopra un piedistallo cilindrico (un segmento di colonna di epoca classica?), alla sua destra, in proporzioni maggiorate, un pio pellegrino in cammino preso di profilo. Dovrebbe trattarsi di S. Bernardino omonimo di uno dei committenti così come riportato nel cartiglio sottostante il quale recita: " HOC OPUS FECIT FIERI M BERNARDINO ET DOMINICO FRATELO CROSTA DE VERGOSIO 1531 HADI 10. (I fratelli Bernardino e Domenico fecero fare quest'opera nel 1531 il 10...) Di fianco, datato 1557, un S.Rocco con tutti i suoi simboli iconografici compreso il cagnolino con il pane in bocca. Ai suoi piedi un cartiglio che recita: " MAISTRO.E FOINANO DI CROSTA DA VERGOSIO A FATO DEPENGERE ADI 3..IO 1557". Entrambi gli affreschi sono di autore ignoto. Sulla parete di fronte si può ammirare un ciclo in tre riquadri, racchiusi entro una cornice ingentilita da una ghirlanda floreale, entrambe palesemente ritoccate. In essi sono raffiguranti tre momenti della vita di S. Gottardo, vescovo di Hildesheim: a sinistra il futuro santo adolescente con altri compagni nello studio del loro docente durante una lezione; al centro un momento della cerimonia per la sua consacrazione episcopale sullo sfondo di un'imponente abside a tre campate, mentre gli viene posta sul capo la mitria simbolo della dignità vescovile e, nel terzo riquadro a destra, ridimensionato dalla presenza -o più probabilmente dall'aggiunta postuma- di una lesena di sostegno ad un'arcata del soffitto che spezza in due l'opera, i numerosi fedeli ai piedi del monumentale catafalco sul quale sono ricomposte ed esposte le spoglie mortali del santo, che ne piangono la morte. Il lavoro è datato 1578 e, secondo un'appassionata studiosa d'arte del circondario sarebbe riconducibile all'artista domasino Abondio Baruta. Di fianco, verso il presbiterio, altri due affreschi sovrapposti. In quello superiore eseguito presumibilmente intorno alla metà del '500 da un autore sconosciuto sono raffigurati tre santi, rispettivamente: a sinistra S.Rocco dall'aspetto "nobile" e dalle vesti tutto sommato signorili; al centro S. Gerolamo Vescovo e dottore della chiesa e a destra S. Nicola da Tolentino. Anche in questo caso, trattandosi di un dipinto votivo è da pensare che i santi ivi raffigurati siano degli omonomi degli offerenti. Il quadro inferiore, certamente più tardo e con evidenti segni di ritocco, presenta invece al centro la Vergine col Bambino assisa su di un trono ligneo, alla sua destra S. Sebastiano -anch'esso molto invocato contro la peste- legato ad un albero e trafitto da tre frecce che volge lo sguardo al cielo, a sinistra invece ritroviamo S.Rocco con bastone e vesti da pellegrino mentre con il dito indica il bubbone della peste.

È da supporre che alle origini la chiesa di Vergosio sia stata dedicata a S. Gottardo al quale, fin da tempi antichi si aggiunse S. Rocco. Tali scelte sono certamente riconducibili ai poteri taumaturgici attribuiti ai due personaggi. Per quanto riguarda il Santo Vescovo di Hildesheim dal fatto che era invocato contro artrosi e reumatismi ma soprattutto contro "grandine et tempesta." Un flagello che poteva compromettere, ma spesso anche distruggere con conseguenti tragiche e fatali carestie, tutti i raccolti, frutto di un intero anno di fatiche ed unica fonte di sostentamento per le famiglie contadine ed i loro animali. Il santo di Montpellier invece, come è ben noto, fu ovunque venerato delle popolazioni, impotenti di fronte alle tremende e letali pestilenze che ciclicamente imperversavano lasciandosi dietro una lugubre scia di lutti e di dolore, quale potente intercessore degno, grazie ai suoi meriti ed alle sue virtù caritative di invocare su tutti loro l'aiuto e la protezione divina. Il culto per l'Aragonese S. Pasquale Baylon arrivò a Vergosio nel '700 probabilmente dopo che i frati francescani del convento di Dongo, lo avevano introdotto nella zona.

L'oratorio vergosino negli ultimi 40 anni è stato più volte interessato da lavori di manutenzione, innovazione e consolidamento: ad iniziare negli anni '70 del secolo passato con la nuova copertura di tegole, in sostituzione delle vecchie e pesanti piote, ed il rifacimento degli intonaci esterni, opere intraprese da don Vittorio Bianchi (1966-1979). Nel periodo in cui parroco di stazzona fu Don Luciano Battistessa (1979- 2000) si procedette all'adeguamento conforme ai dettami del Vaticani II° con l'abbattimento del vecchio altare e la formazione della nuova mensa utilizzando le esistenti balaustre marmoree; si installò la scala di legno interna per salire alla tribuna e conseguentemente si chiuse l'accesso esterno. Si dotò la chiesa di impianto elettrico; si sono tinteggiati il sottoportico, il soffitto e le pareti della navata e aggiunta a quest'ultime un basamento in legno lungo tutto il perimetro. Si pensò anche all'erezione di una mensa d'altare esterna onde consentire a tutti, specie nell'affollata ricorrenza di S. Rocco, di partecipare alle funzioni religiose. Nel 2007 sul campanile è stata sistemata una nuova campana in sostituzione di un'altra irrimediabilmente danneggiata da un fulmine.

Tradizionalmente si sale a Vergosio in occasione delle feste in onore dei santi a cui l'oratorio è dedicato, spostandone la celebrazione alla domenica successiva, fatta eccezione per S. Rocco sempre festeggiato nel giorno a lui dedicato: il 16 di agosto. Fino agli anni '80 del secolo scorso in tali occasioni era usanza degli gli stazzonesi - potremmo dire quasi tutti, salvo chi proprio ne era impedito- trascorrere l'intera giornata a Vergosio sparpagliandosi, dopo la S. Messa e l'incanto dei canestri sui prati all'ombra degli alberi per il pranzo di mezzogiorno, ed in attesa dei Vespri. Ultimamente si è ripresa l'usanza di andarvi a celebrare una S, Messa vespertina anche nel giorno in cui cade la ricorrenza, il 4 di maggio per S. Gottardo ed il 17 dello stesso mese per S. Pasquale Baylon

A proposito di S. Pasquale, don Claudio (2006-2011) ha introdotto la pratica di salire all'oratorio fin dal primo pomeriggio del 17 maggio per dei momenti personali di adorazione eucaristica, considerato che la Chiesa riconosce al frate aragonese uno speciale legame con l'Eucaristia, momenti sublimati dalla celebrazione eucaristica serale.



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